Carenza farmacisti: Assofarm Campania lancia l’allarme
Chi negli ultimi anni ha avuto l’esigenza di sostituire o assumere un nuovo farmacista, si è reso conto che non è più un’operazione di routine ma una vera e propria impresa.
Prima di riuscirci passano mesi o addirittura anni e il più delle volte sono i neo assunti a “dettare le condizioni” rispetto ad orari e mansioni relative al ruolo.
La flessibilità del lavoro (vivaddio!) e la possibilità di poter sfruttare la laurea in farmacia anche per un’opportunità professionale all’estero, sta mettendo in crisi molti titolari.
Un trend che si dimostra piuttosto omogeneo in tutto il territorio nazionale e che non trova significative differenze fra aree rurali e grossi centri urbani.
Fra gli addetti ai lavori l’allarme è già stato lanciato negli scorsi anni, ma le difficoltà attuali dimostrano come la situazione sia addirittura peggiorata.
Così ne abbiamo parlato con il coordinatore di Assofarm Campania e AD di Inco.Farma Domenico Della Gatta, che in più occasioni ha sollevato la questione.
1) Presidente, recentemente lei ha sollevato la questione relativa alla mancanza di farmacisti in Campania, 500 unità per l’esattezza. Un dato preoccupante, a cosa lo attribuisce?
Ritengo non si il dato in sé ad essere preoccupante quanto il fatto che la carenza è definibile ormai “sistemica”. Sono anni che gli operatori del settore lamentano la difficoltà di reperimento di farmacisti ed il fenomeno è andato, via via, acuendosi.
A mio avviso, la causa della carenza non può essere ricondotta ad un unico fattore. Certamente, lo “stress test” del periodo pandemico (esposizione al pericolo di contrarre il virus, turni prolungati, introduzione di nuovi adempimenti amministrativi, ecc.) ha allontanato numerosi operatori dalla professione ma c’è anche un tema di remunerazione e prospettive di crescita professionale che non può essere taciuto.
2) C’è stata un’interlocuzione di carattere istituzionale con e fra le associazioni di categoria? Quali soluzioni sono state proposte?
In occasione dell’ultima riunione della Giunta Esecutiva di Assofarm, a Napoli, è emersa forte la necessità di convocare un tavolo di lavoro che coinvolga le rappresentanze di Federfama, degli Ordini dei Farmacisti e delle Università al fine di raggiungere una sintesi capace di invertire il trend.
Il Presidente Pieri, già da tempo sul tema, ha in corso interlocuzioni istituzionali tese a raggiungere questo obiettivo. Bisogna immaginare soluzioni sinergiche.
Sicuramente, è opportuno agire sulla leva della remunerazione, introducendo, ad esempio, welfare aziendale e criteri premianti.
Prevedere percorsi di crescita professionale cogliendo le opportunità connesse alla sperimentazione della c.d. “Farmacia dei Servizi”.
Lavorare, infine, sull’accesso alla professione immaginando, ad esempio, l’introduzione di un corso di laurea triennale in farmacia che consenta di formare – come avviene in tantissime altre professioni – operatori sanitari, con prerogative differenti dai colleghi con laurea magistrale, ma che siano in grado di dare sostegno al comparto.
3) Nel corso di una recente Tavola Rotonda lei ha presentato analiticamente il fenomeno. Ci può dare qualche numero?
Maggio 2022, secondo quanto riportato dal Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, in Italia fra aprile e giugno 2021 si sono registrate 500.000 dimissioni. Il comparto farmacia ha robustamente contribuito alla definizione di questo dato.
Ancora, da un’indagine del marzo 2023 (Fonte IPSOS) su un campione di 400 farmacisti, è emersa la consapevolezza di essere una figura di riferimento per i cittadini. Allo stesso tempo, i farmacisti intervistati lamentano: carenza di organico, una semplificazione burocratica e la necessità di ampliare gli spazi a disposizione.
Secondo il Rapporto 2024 sul profilo dei laureati – che ha coinvolto circa 300mila laureati del 2023, in 78 Atenei – si conferma il trend di calo dei neo laureati, 4.030 del 2023 contro i circa 4.200 del 2022 (nel 2017 superavano i 5.000)*.
Indicativi poi i risultati relativi alla disponibilità a lavorare all’estero: ha risposto “decisamente sì” il 41,6% degli intervistati qualora la destinazione sia verso uno stato europeo ed il 23,5% qualora la destinazione sia anche fuori dall’Europa.
Non se la passano meglio di noi oltre Manica.
Febbraio 2023, UK sondaggio condotto dalla rivista Chemist&Druggist. Su quasi 1.500 farmacisti dipendenti intervistati nel periodo ottobre 2022 – gennaio 2023: L’81% ha pensato, nei 12 mesi che precedono l’intervista, di lasciare il lavoro; il 43% ha seriamente cercato un nuovo impiego.
Gli intervistati hanno riferito che “La professione non è più quella di una volta, i farmacisti sono sotto pressione e non vengono affatto valorizzati”.
Ebbene, il combinato disposto dei dati riportati rassegna un quadro certamente critico che necessita di interventi immediati.
*Giugno 2024, Fonte: Consorzio Interuniversitario AlmaLaurea.